"Un uomo che teme di soffrire soffre già quello che teme." Montaigne

15 ottobre 2012

Fango

- Diciotto diciannove venti ventuno!
Giocano in strada, nonostante il freddo che in questa stanza mi gela i piedi. Sento il passo lento delle auto, le loro gomme quasi appiccicarsi all'asfalto bagnato, sollevare quella fanghiglia densa, tenersela addosso.
Giocano in strada, nonostante sia già fatto buio. Hanno finito i compiti, si rubano la loro prima libertà.
Immagino i loro volti, le loro corse, i capelli sudati sulla fronte, sulla nuca, i sorrisi, le smofie. Senza gioia né nostalgia, li immagino e basta, tornando continuamente a quell'impasto di acqua e terra che siamo noi umani. La stessa materia di quella melma che rende viscida la strada, che ricopre gli pneumatici. Fango.
No, quando siamo piccoli non ce ne accorgiamo. O forse lo sappiamo meglio, e ci piace giocare, imbrattarci le mani, i vestiti, saltare nelle pozzanghere. Sappiamo che non è pericoloso, che è parte di noi. Crescendo, ci facciamo paura. Impariamo ad avere paura. Ci insegnano ad avere paura.

3 luglio 2012

Ad occhio e croce

Capitano volte in cui serve un pensiero leggero. Un pensiero di zucchero filato, dolce ed inconsistente, che quando cerchi di afferrarlo ti si scioglie fra le dita. Un pensiero di rotoli di cartone, tagliati e assemblati da quell'artista che si chiama Sogno in città inesistenti. Un pensiero che ti ricorda che la vita è altrove e quando torni indietro ti chiedi dove Sei veramente. Sei lì o Sei qui? E qual è poi qui o lì? Sì, un pensiero che se ci pensi veramente fa un po' di confusione...
 Ma il segreto è non pensarci, sennò che pensiero leggero è?

17 giugno 2012

Notturna

Non tutto coprono le parole, non tutto esprimono con la loro natura arbitraria, non tutto possiedono. O forse non possiedo io, le parole, quelle che possano raccontare questa necessità implacabile, questo squarcio del mio cielo, questa luce abbacinante. È il mito della caverna, quando, abituati alle ombre, vediamo la realtà nella luce, e ci accieca. Così come occhi bui in pieno sole, la lingua trema di pensieri sconosciuti, perché bruciante è la realtà. E non conosce momento, passato, presente, futuro, ed è in ogni briciola di esso. E non conosce luogo, vita, sogno, ed in essi passeggia chetamente. È tutto, dal primo istante, in ogni cosa e sopra ogni cosa. È la parte più grande di me, la più bella. È casa, in ogni spazio, in ogni tempo. È un incantesimo, direbbe qualcuno. È magia, questo è certo. È una forza incomprensibile ed inspiegabile. È.

4 giugno 2012

La fine del mondo

Finisse il mondo domani avrei fino all'ultimo
tenuto stretta ogni cosa tra le mani.
Un tuo sorriso
che s'illumina non visto
che si schermisce dietro muri
d'imbarazzo, di dolcezza,
la tua bellezza che non riconosci
e che disegnerei a memoria
- fossi un artista, un poeta, o altro ancora.
La stanchezza che ti coglie e prende con sé
anche me, in un solo abbraccio.
La forza che hai nel condurre le tue battaglie,
le tue medaglie, le piccole cadute d'ogni giorno.
Averti attorno.

20 maggio 2012

Estate


Ti ho aspettato da sempre
come brezza leggera d’estate
tra le spighe di grano arse
nelle prime ore del meriggio

Ti ho aspettato tanto
da pensare non arrivassi
e pensando non arrivassi
ho smesso di aspettare

Ho smesso di aspettare
perché non potevi arrivare
ho smesso di aspettare

Allora il tempo è cambiato
nuvole rade, aliti lievi
a risvegliare la sete

Ho smesso di aspettare
senza aspettare più
perché d’un tratto tu

11 gennaio 2012

Altamura. 11 gennaio 2012


D'improvviso m'infrango come onda
  su una spiaggia di massi, per tornare
    al tuo viso come indietro il mare.

1 dicembre 2011

Bari. 01 dicembre 2011. Furioso

  Tutti gli altri animai che sono in terra,
o che vivon quïeti e stanno in pace,
o se vengono a rissa e si fan guerra,
alla femina il maschio non la face:
l'orsa con l'orso al bosco sicura erra, 
la leonessa appresso il leon giace;
col lupo vive la lupa sicura, 
né la iuvenca ha del torel paura.
  Ch'abominevol peste, che Megera
è venuta a turbar gli umani petti?
che si sente il marito e la mogliera
sempre garrir d'ingiurïosi detti,
stracciar la faccia e far livida e nera,
bagnar di pianto i genïali letti;
e non di pianto sol, ma alcuna volta
di sangue gli ha bagnati l'ira stolta.
  Parmi non sol gran mal, ma che l'uom faccia
contra natura e sia di Dio ribello, 
che s'induce a percuotere la faccia
di bella donna, o romperle un capello:
ma chi le dà veneno, o chi le caccia
l'alma del corpo con laccio o coltello, 
ch'uomo sia quel non crederò in eterno,
ma in vista umana un spirto de l'inferno.

Ludovico Ariosto - Orlando Furioso, V, I-III