"Un uomo che teme di soffrire soffre già quello che teme." Montaigne

30 settembre 2010

Bari. 30 settembre 2010. Fogli sparsi.

Appunti sparsi qua e là. Da ricuperare maneggiare elaborare. Poi, puntualmente, rimangono a prendere polvere, sui comodini, le scrivanie, i fogli, le memorie. Il peggio è quando restano soli nella mia mente. Scompaiono ancor prima di ingiallire. Come da una finestra aperta uno sbuffo di vento li rapisse lontano. Cancellati, per sempre. Anche le più grandi intuizioni.
Arrivano in genere a tarda ora, sul limine ultimo tra giorno e sogno. Raramente riesco a fermarli su un supporto più rigido del mio ippocampo. Allora quasi funziona. Allora quasi permane una possibilità su un milione che l'indomani, svegliandomi e ritrovando quella traccia, ne ricordi il senso e il perché. Ma, la maggior parte delle volte, si disperdono in nebulose immagini oniriche, destinate a dissolversi sul fare del giorno, ad annegare irrimediabilmente in una tazza di caffè latte.

29 settembre 2010

Bari. 29 settembre 2010

Quando ci leghiamo le mani. La testa. I pensieri. Le possibilità.
Siamo i primi, e forse i soli, a piantarci i chiodi nelle mani, a bloccarci il passo con gravi macigni di ferro, a oscurarci la vista con bende pesanti.
Per liberarci dalla delusione di fallire. Per legittimarci a farlo.

27 settembre 2010

Bari. 27 settembre 2010

Vola la notte sull'aria, come le tende di questa stanza aperta sul cielo. Solitaria.
Si spande un umido odore d'amore, confuso da stridori lontani. Mi ami.
Il vento porta un'altra inquietudine. I piedi nudi non si scaldano mai.
Moti ondosi increspano le coperte del mio cuore d'una presenza immaginaria.
Un auto che corre riporta la mente al reale, dall'altrove in cui suole abitare.