"Un uomo che teme di soffrire soffre già quello che teme." Montaigne

26 febbraio 2011

Altamura. 26 febbraio 2011. Pubblicità!

Guarda un po’ chi si vede in televisione. Compaiono Feltri e Belpietro a pubblicizzare “I Diari del Duce”, prossima pubblicazione allegata gratuitamente al quotidiano Libero per il mese p. v.
Mi son detta, informiamoci quanto meno, che potrebbe essere interessante. E mi rendo conto di come ad agosto scorso mi sia sfuggita la discussa notizia della pubblicazione di tali diari da parte dell’editrice Bompiani.
Allego qualche sito informativo:

Andrei a fare volentieri quattro chiacchiere con Luciano Canfora.

25 febbraio 2011

Altrove

Andiamo via, creatura mia,
  via verso l’Altrove.
Lì ci sono giorni sempre miti
  e campi sempre belli.

La luna che splende su chi
  là vaga contento e libero
ha intessuto la sua luce con le tenebre
  dell’immortalità.

Lì si incominciano a vedere le cose,
  le favole narrate sono dolci come quelle non raccontate,
lì le canzoni reali-sognate sono cantate
  da labbra che si possono contemplare.

Il tempo lì è un momento d’allegria,
  la vita una sete soddisfatta,
l’amore come quello di un bacio
  quando quel bacio è il primo.

Non abbiamo bisogno di una nave, creatura mia,
  ma delle nostre speranze finché saranno ancora belle,
non di rematori, ma di sfrenate fantasie.
  Oh, andiamo a cercar l’Altrove!


                      Fernando Pessoa

24 febbraio 2011

La nube

“Tu sei giovane, Issione, ma sei nato sotto il vecchio destino. Per te non esistono mostri ma soltanto compagni. Per te la morte è una cosa che accade, come il giorno e la notte. Tu sei un di noi, Issione. Tu sei tutto nel gesto che fai. Ma per loro, gli immortali, i tuoi gesti hanno un senso che si prolunga. Essi tastano tutto da lontano con gli occhi, le narici, le labbra. Sono immortali e non san vivere da soli. Quello che tu compi o non compi, quel che dici, che cerchi – tutto a loro contenta o dispiace. E se tu li disgusti – se per errore li disturbi nel loro Olimpo – ti piombano addosso, e ti dànno la morte – quella morte che loro conoscono, ch’è un amaro sapore che dura e si sente. (…) Faranno di te come un’ombra, ma un’ombra che rivuole la vita e non muore mai più.”

Cesare Pavese Dialoghi con Leucò

20 febbraio 2011

La bellezza delle parole

La sera di quel giorno di martedì
una persona mi ha detto:
quando sei uscito da quelle quinte
e sei andato verso il microfono
mi sembravi un bambino piccolo piccolo vestito di blu
e io pensavo - diceva quella persona -
adesso è là ed è solo,
non ci sono più io,
è solo, davanti a tutta questa gente.
E se non lo capiranno?

E io adesso rispondo a questa persona:
io non sono mai stato solo in quei quattro minuti,
perché in quei quattro minuti avevo un filo
che mi legava continuamente a te.
E non me ne fregava niente,
se non mi capiva nemmeno una persona,
mi bastava che mi capissi tu
come hai fatto per trent'anni.
Grazie amore mio.

17 febbraio 2011

Il violinista pazzo

Non fluì dalla strada del nord
   né dalla via del sud
la sua musica selvaggia per la prima volta
   nel villaggio quel giorno.

Egli apparve all'improvviso nel sentiero,
   tutti uscirono ad ascoltarlo,
all'improvviso se ne andò, e invano
   sperarono di rivederlo.

La sua strana musica infuse
   in ogni cuore un desiderio di libertà.
Non era una melodia,
   e neppure una non melodia.

In un luogo molto lontano,
   in un luogo assai remoto,
costretti a vivere, essi
   sentirono una risposta a questo suono.

Risposta a quel desiderio
   che ognuno ha nel proprio seno,
il senso perduto che appartiene
   alla ricerca dimenticata.

La sposa felice capì
   d'esser malmaritata,
l'appassionato e contento amante
   si stancò di amare ancora,

la fanciulla e il ragazzo furono felici
   d'aver solo sognato,
i cuori solitari che erano tristi
   si sentirono meno soli in qualche luogo.

In ogni anima sbocciava il fiore
   che al tatto lascia polvere senza terra,
la prima ora dell'anima gemella,
   quella parte che ci completa,

l'ombra che viene a benedire
   dalle inespresse profondità lambite
la luminosa inquietudine
   migliore del riposo.

Così come venne andò via.
   Lo sentirono come un mezzo-essere.
Poi, dolcemente, si confuse
   con il silenzio e il ricordo.

Il sonno lasciò di nuovo il loro riso,
   morì la loro estatica speranza,
e poco dopo dimenticarono
   che era passato.

Tuttavia, quando la tristezza di vivere,
   poiché la vita non è voluta,
ritorna nell'ora dei sogni,
   col senso della sua freddezza,

improvvisamente ciascuno ricorda -
   risplendente come la luna nuova
dove il sogno-vita diventa cenere -
   la melodia del violinista pazzo.

         Fernando Pessoa

15 febbraio 2011

A mani vuote

Oggi sono andato in giro, senza incontrare nessuno. Il solo freddo del cielo m’aveva invitato, promettendomi cose che non poteva permettersi. Oggi sono andato in giro e non ho incontrato nessuno. Mi guardavo intorno voracemente, ma divoravo strade deserte. Gli usci erano chiusi, le finestre serrate, e l’aria si dilatava in molecole tanto introvabili da rendermi difficile respirare. I miei passi riempivano del loro aritmico pulsare le arterie, risuonavano come in un’aula pronta alla celebrazione del rito sacro. Un’aula vuota, senza fedeli, ed io un improvvisato presbitero con le mani tremanti. E’ la paura d’esser padroni e la paura di essere soli.

Altamura. 15 febbraio 2011

Un po' come prendere parte ad un discorso, e non aver nulla da dire.
Rimani lì, seduto, ad ascoltare, mentre la tua mente cerca di creare
folgoranti illuminazioni, intuizioni straordinarie. Risultato? Un niente
di fatto e un gran senso d'inutilità mista a frustrazione. C'erano tempi
in cui i voli erano immediati, le sinapsi in allerta, la risposta pronta.


Mi chiedo dove sono andati i tempi d'una volta, per Giunone.

7 febbraio 2011

Altamura. 07 febbraio 2011

Ancora una volta
vorrei udire dolce
il suono della tua voce
Ancora una volta
vorrei sentire sulla pelle
il tuo amore come carezza
Ancora una volta
vorrei che non fosse
solo sogno o illusione
Ancora una volta
vorrei saper aspettare
rispettare il tuo tempo
Ancora una volta
vorrei fossero un solo
tempo, il tuo ed il mio
uniti indissolubili come
rami nodosi d'ulivo.

Altamura. 07 febbraio 2011

Resto imprigionata nel rossore spumoso delle nuvole. Non sembra quasi più inverno. Da questa terrazza mi sporgo, inizio a volare. Vado a toccare il sole. Sotto di me è tutto tanto piccolo da mostrarmi chiara la sua insignificanza. Potrei rimanere a mezzaria qui, sola, ancora un secondo infinito. Libera.


Eppure il freddo mi ghiaccia il naso.

5 febbraio 2011

Altamura. 05 febbraio 2011. Nuvole barocche

Tengo tra le dita
ciò che resta
d’una foto sbiadita
In lontananza
l’orlo odoroso
della tua veste
Come temporale
in quelle sere
estive m’investe
E’ frastuono la mente
capogiro lo sguardo
sentire ferita ardente
E’ il ricordo di mille ore
da vivere ancora
da morire d’amore

3 febbraio 2011

Bari. 03 febbraio 2011

Sono seduto qui

a guardare sognare

Il tuo corpo immobile

vivo nei segreti

del silenzio fatto

di linee sottili

come onde leggere

Sembri calma placida

deserto radura

scultura

creata per restare

eternatrice del suo

mistero

Nascosto negli occhi

I tuoi

Quelli che tocchi