"Un uomo che teme di soffrire soffre già quello che teme." Montaigne

17 febbraio 2011

Il violinista pazzo

Non fluì dalla strada del nord
   né dalla via del sud
la sua musica selvaggia per la prima volta
   nel villaggio quel giorno.

Egli apparve all'improvviso nel sentiero,
   tutti uscirono ad ascoltarlo,
all'improvviso se ne andò, e invano
   sperarono di rivederlo.

La sua strana musica infuse
   in ogni cuore un desiderio di libertà.
Non era una melodia,
   e neppure una non melodia.

In un luogo molto lontano,
   in un luogo assai remoto,
costretti a vivere, essi
   sentirono una risposta a questo suono.

Risposta a quel desiderio
   che ognuno ha nel proprio seno,
il senso perduto che appartiene
   alla ricerca dimenticata.

La sposa felice capì
   d'esser malmaritata,
l'appassionato e contento amante
   si stancò di amare ancora,

la fanciulla e il ragazzo furono felici
   d'aver solo sognato,
i cuori solitari che erano tristi
   si sentirono meno soli in qualche luogo.

In ogni anima sbocciava il fiore
   che al tatto lascia polvere senza terra,
la prima ora dell'anima gemella,
   quella parte che ci completa,

l'ombra che viene a benedire
   dalle inespresse profondità lambite
la luminosa inquietudine
   migliore del riposo.

Così come venne andò via.
   Lo sentirono come un mezzo-essere.
Poi, dolcemente, si confuse
   con il silenzio e il ricordo.

Il sonno lasciò di nuovo il loro riso,
   morì la loro estatica speranza,
e poco dopo dimenticarono
   che era passato.

Tuttavia, quando la tristezza di vivere,
   poiché la vita non è voluta,
ritorna nell'ora dei sogni,
   col senso della sua freddezza,

improvvisamente ciascuno ricorda -
   risplendente come la luna nuova
dove il sogno-vita diventa cenere -
   la melodia del violinista pazzo.

         Fernando Pessoa

Nessun commento:

Posta un commento