Come sotto la coperta pesante della notte, tra rii neri d'inchiostro e ponti di pece. Nascosto dentro le cavità senza fondo delle calli, nelle cornici di pietra macera. Il mio volto fa da cornice ad orbite d'inchiostro e di pece. Conosco a memoria queste linee lisce come la via per tornare a casa. Ma ho dimenticato. Cosa c'è sotto. Cosa c'era.
"Un uomo che teme di soffrire soffre già quello che teme." Montaigne
4 ottobre 2010
Bari. 04 ottobre 2010
Come sotto il cielo di Venezia, tra rii punteggiati di vita e ponti debordanti di facce. Nascosti dietro le finestre opache delle calli, nelle porte in legno dalle pietre macere.Volti dagli occhi bucati mi scrutano con inquietudine e sospetto, con bramosia e ingordigia. Mi porto le mani al viso, cercando di nascondermi, e lo sento. Lo sento freddo e liscio, con zigomi che non conosco. Ho occhi vuoti anch'io.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
La maschera impone che non la si possa toccare. E' ributtante il vedere le mani sulla maschera. Ma quando la indossi tutti i gesti devono essere amplificati ed il valore del corpo determina quello della maschera.
RispondiEliminaE' una questione di valore?
RispondiEliminaE'una questione di teatro ;P
RispondiEliminaLo dicevo io, c'era qualcosa che mi sfuggiva...
RispondiElimina